La Quarantana di Ilaria Clari

L’Illustratrice torinese ci racconta la sua arte e la sua reclusione
Intervista all’artista Ilaria Clari dalla sua tana di Torino
“L’appartenenza è un concetto che non m’appartiene.”

Difficile dire quando è stata la prima volta che mi sono imbattuta in una sua illustrazione e ho iniziato a seguirla. Sicuramente so che la mia stima si rinnova ogni volta che ne riconosco i tratti distintivi: rosa cipria, eros elegante, ironia per pochi (ma buoni) e figure nere con occhioni.

Ilaria Clari: come nascono le sue opere e cosa rappresentano

Ilaria, quali sono i tuoi attrezzi del mestiere?

In assoluto la mia scatola di acquerelli con tutto l’occorrente che serve per stenderli, ma ho anche un iPad che utilizzo per fare scritte, fumetti e altre cose.
Diciamo che viaggio tra tradizione e avanguardia. Una cosa non esclude l’altra.

In sintesi, cosa rappresentano la maggior parte delle tue opere?

Nella maggior parte dei casi il mio soggetto del cuore è Flora, il mio cane, ma spesso disegno suore, ballerine, case, persone, lupi, forme con occhi/nasi/lingua, parti anatomiche del corpo… dipende…

Le ansie, le angosce, le paure che raffiguri sono tue o racconti anche quelle degli altri?

Tutto ciò che rappresento, seppur in maniera inconscia, viene per forza di cose preso e filtrato da me. Per rispondere alla tua domanda, direi che in primis ci sono io con tutto il mio carico emotivo, con tutto ciò che provo e ciò che sento e poi ci sono le persone a cui voglio bene che, di riflesso, entrano in quello che è il mio “IO” e perciò all’interno di quel carico emotivo che è “MIO”.

Cosa pensi del corpo femminile e delle sue forme: si deforma o al contrario è una forma pronta a trasformarsi per accogliere? (ora che la trascrivo mi rendo conto che è un pò Marzulliana …perdonami!)

Non saprei rispondere, probabilmente il corpo femminile è la cosa più umana paragonabile a madre natura. Banalmente.

Le tue illustrazioni sembrano delle anime silenziosamente presenti, a volte malinconiche, a volte ciniche, concettuali, sempre eleganti e mai volgari.
A completare l’opera talvolta ci sono secche frasi geniali, fatte di giochi di parole che mi fanno dire: ha riassunto in tre parole il mio pensiero più complesso, la adoro! Ti immagino in un qualsiasi posto della vita, in una qualsiasi azione quotidiana, tipo guardando fuori dalla finestra mentre nevica a marzo, e pensare: “il meteo e le perversioni del tempo” oppure “Ho grandi progetti per il passato” e poi dipingerla come hai fatto. E’ così? Qual è il processo di lavoro?

Non ho un processo creativo stabile e non tutte le volte è uguale a se stesso. Tuttavia devo dire che la cosa che mi capita più spesso è una sorta di “fulmine”.
Questa cosa capita sovente per quanto riguarda le frasi: è come se qualcuno me le lanciasse direttamente nel cervello, così improvvisamente, e ciò capita soprattutto nelle prime ore del mattino.
La cosa incredibile è che se voglio impegnarmi a scrivere una bella frase e inizio a pensarci profondamente, è sicuro che non mi venga in mente niente di valido… e così mi struggo su un foglio bianco o pieno di scritte banali.
La stessa cosa vale per i disegni: più sto lì sul foglio, più il risultato è stantio e poco fresco.

Ti piacerebbe collaborare a un progetto artistico parallelo come la copertina di un disco o di un libro? Avresti già degli artisti in mente?

Sì certo mi piacerebbe, ma sulle preferenze mi trovi impreparata…

Come vive questo momento particolare Ilaria Clari?

Questa QuarantAna (cit.) ti sta ispirando, stai facendo nuove cose? Come la stai vivendo?

La verità è che io sono sempre stata un orso e la “quarantAna” è una condizione di vita quotidiana, perciò la mia giornata tipo non è drasticamente cambiata.
Capisco però che una situazione come quella che stiamo vivendo, stia mettendo a dura prova la maggior parte di noi, proprio perché ci sta mettendo a stretto contatto con noi stessi, i nostri familiari e i nostri figli. E non siamo abituati. Non siamo abituati a stare fermi e vivere con i ritmi naturali del giorno e della notte.
Mia nonna mi diceva sempre che “non tutti i mali vengono per nuocere” e questa è la mia filosofia di vita per ciò che sta accadendo. Voglio essere positiva e credere che, quando ci sveglieremo da questo sogno, torneremo ad essere tutti più animali e meno umani.

“La quarantana è fragile,
basta un alito di vento
e le sue pareti di carta oscillano.
Se ci soffi sopra tremano.
Se ci starnutisci crollano.”

Cosa ti manca di più in questa reclusione ?

Mi manca la spensieratezza dei gesti che avevo prima: toccarmi la faccia, gli occhi e il naso, senza incorrere in mille paranoie. La stessa cosa vale per gli oggetti. Poi mi manca la libertà dalla mascherina e mi manca il brutto tempo, ovviamente se fuori piovesse, facesse freddo o nevicasse, la reclusione sarebbe più sopportabile.

Pensi che ne usciremo diversi?

Sebbene io pensi che sia nella natura umana “dimenticare e rimuovere” credo che da un’esperienza del genere non ci si possa fare attraversare indenni. Noi stiamo già cambiando, chi più lentamente, chi da subito, e cambierà anche il modo che abbiamo di approcciarci alla vita sociale.
Nubi sparse e cieli coperti con dense piogge finché non troveranno un vaccino.

Per chiudere, mi indichi una paio delle tue opere alla quali sei più affezionata?

Sono affezionata a tutte le opere che raffigurano un cane nero.

Potete seguire Ilaria Clari
e le sue opere: