Ho conosciuto il suo nome realizzando il mio primo motion graphic per l’esame universitario di Linguaggi e tecniche dell’audiovisivo. Mi ricordo che guardavo e ascoltavo affascinata le storie narrate dai personaggi che si muovevano sullo schermo. Pochi colori, linee molto semplici e il continuo gioco con positivo-negativo, nascondevano un incredibile racconto che impressionava la mia mente. Ma non era abbastanza e volevo scoprire di più sull’autore di questi spettacoli. Iniziamo allora una nuova storia disegnata da uno vero mago…
LO SPETTACOLO INIZIA QUI
Tutto è iniziato nella lontana Gerusalemme, dove il nostro protagonista ha scelto il suo percorso di studi: la scuola di design con particolare interesse per la tipografia ebrea. È un elemento molto importante del nostro racconto, ma ne parleremo più tardi. Prima andiamo al punto cruciale della storia che ci porta a Londra, alla libreria Zwemmer dove la vita del nostro personaggio intraprende la sua strada. I libri trovati sugli scaffali parlavano esclusivamente di design. Per lui era come un paradiso sulla terra, come un segno che quella città sarà la sua prossima casa. Specialmente quando si trovò tra le mani il libro di Alan Fletcher (vi ricordate il mio articolo precedente?) che diventerà una grande fonte d’ispirazione per il nostro personaggio. Sarà il suo grande maestro e lo accompagnerà nella vita anche nei momenti difficili.
NOMA BAR, il famoso illustratore e designer israeliano, è il protagonista della nostra storia.
Alla fine degli studi si trasferì a Londra, ma il percorso non fu per niente facile perché non c’era grande richiesta delle abilità acquisite con il suo titolo di studi: design della tipografia ebrea. Vi ricordate? Ho accennato che gli studi di Noma Bar sarebbero stati una parte molto importante nella nostra storia. Prima di tutto perché lo scarso interesse del mercato riguardo questa materia, costrinse il nostro artista a ripensare al modo di utilizzare le sue competenze in tipografia e in lingua. Cercò quindi di ritornare alle basi iniziando a guardare tutto ciò che lo circondava: segni stradali, pittogrammi, iconografie. Iniziò a raccontare le sue storie disegnandole a mano, perché come diceva il suo maestro Alan Fletcher:
“You don’t really see something unless you draw it, or at least until you mentally draw it. It makes you look at things.”.
Guardare da entrambi i lati
Noma Bar iniziò il suo lavoro utilizzando colori piatti, spogliando le cose fino ai minimi dettagli, togliendo tutto ciò che non è necessario e mettendo in primo piano l’idea. L’effetto è affascinante: con elementi ridotti trasmettere il massimo della comunicazione. Senza dubbio furono di grande aiuto le sue origini e le sue competenze, acquisite durante il percorso accademico. Come scrive nel suo libro “Bittersweet”, il suo cervello era stato abituato da sempre a leggere e scrivere da sinistra a destra, perché è così che funziona il sistema linguistico della lingua ebrea. Quando si trasferì a Londra, gli capitava spesso e per abitudine di aprire i libri al contrario, senza guardare la copertina. Solo dopo anni cambiò questa tendenza fino a:
“(…) to have affected my sight: my eyes now scan from both side”.
È veramente impressionante guardare i suoi lavori: a primo impatto siete convinti di vedere una cosa, ma in un secondo instante avvertite anche un altro elemento nascosto dentro il disegno. Avete presente i primi giochi per bambini quelli che si usano per insegnare a distinguere le forme, i colori e gli oggetti? La logica è la stessa, ma il processo è molto più complicato, perché bisogna saper riconciliare la sensazione e la percezione. Il nostro inconscio facilmente associa l’oggetto con l’idea (come nel gioco da bambini), ma il nostro conscio è più logico, ha bisogno di tempo e spazio per associare le cose. Noma Bar riesce in un modo magistrale a unire questi due regni e nei suoi lavori ci regala una realtà magica. Occorre però sottolineare che non lo fa senza un pizzico di gioco, vuole uno spettatore attento e desideroso di ascoltare. I suoi lavori nascondo al loro interno un messaggio e il destinatario non deve mai fermarsi alla prima impressione. L’autore ci invita a evitare le apparenze e a cercare con pazienza la comunicazione da decifrare. La cortezza del colore e degli elementi è voluta, perché non ha importanza la decorazione che potrebbe solamente essere un fattore di disturbo alla percezione di chi guarda. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già davanti ai nostri occhi. Dobbiamo solamente trovare la chiave della lettura.
Provate a guardare l’illustrazione qui accanto e a leggere il messaggio di Noma Bar. Vi dò un indizio: si tratta della domanda più vecchia del mondo che finora non ha ancora trovato una risposta.
Come va? Siete riusciti a decifrarla? In questa serigrafia l’autore ci chiede semplicemente “Which Came First?”. Non so se è lo stesso anche per voi, ma all’inizio non ho notato l’uovo che imita il punto del segno interrogativo. Il mio cervello si è soffermato sulla gallina e non riusciva ad andare avanti. Ma questo è solamente l’inizio del libro…da adesso in poi so che devo cercare meglio e lasciare che i miei occhi si abituino a leggere da entrambi i lati. E se qualche volta vi sembrerà difficile, vi assicuro che ogni pagina vi regalerà un incredibile spettacolo.
CHINEASY – GIOCO TRA LETTERE E DISEGNI
Quando sono arrivata alle pagine con i disegni che raffigurano i segni della lingua cinese, per me era come veder coniglio saltare fuori dal cilindro. Sono di origine polacca, credetemi, so cosa vuol dire imparare una lingua straniera: è un lavoro che richiede tanta dedizione ed esercizio. In compenso però, otterrete un grande regalo: il privilegio di capire altre persone, di conoscere le loro abitudini e i loro comportamenti, perché non basta memorizzare le parole, ma occorre capire come contestualizzarle. Nel momento in cui abbandoni la tua lingua madre e inizi a pensare nella lingua straniera che stai studiando, solo ora inizi veramente a comunicare con il nuovo mondo.
ShaoLan Hsueh chiese Noma Bar di elaborare un approccio visivo per l’insegnamento del cinese: ogni suo “disegnino” doveva corrispondere ad una parola. Da questa collaborazione nascono due libri “Chineasy”, tradotti in diverse lingue, che ottengono un incredibile successo nel sistema scolastico, oltre che nel mondo del design, dove viene apprezzato e premiato.
Vi chiedete cosa c’è di così speciale in questo lavoro? Scopritelo da soli…
L’artista ha costruito, intorno ad ogni singolo segno linguistico, un disegno per rappresentare esattamente il suo significato. E’ necessario sottolineare che ciascuna sua illustrazione avvolge e segue un’andatura del segno cinese con grande precisione. Ogni linea è stata scelta con cura per facilitare l’apprendimento e per rendere la comunicazione ben precisa. Sembra che questi disegni esistano attorno all’ideogramma da sempre. La bravura della mano e dell’occhio di Noma Bar li hanno resi semplicemente visibili.
RITRATTO MAGICO
La sua capacità di guardare ciò che lo circonda rende i suoi lavori unici, specialmente se guardiamo la sua voluminosa raccolta dei ritratti. Egli stesso afferma di essere attratto dai volti umani e di divertirsi studiando le loro espressioni. Da una parte Noma Bar si diverte studiando i suoi personaggi in modo da rendere giustizia con la sua illustrazione alla loro personalità, ma dall’altra parte pensa anche al pubblico:
“My aim with any portrait is to provoke recognition first and then a deeper appreciation of hidden meaning.”
Prima di iniziare un ritratto, studia la persona e la sua storia e, quando inizia a disegnare, comincia a pensare allo spettatore chiedendogli “Guess who?” ( è il titolo del libro pubblicato nel 2007, raccolta dei primi ritratti). Siete pronti per divertirvi?
Le illustrazioni che vedete sono sobrie di colori e di oggetti, ma sono ricche di idee. Può sembrare quasi assurdo come il “poco” può esprimere ed emozionare così tanto. I dettagli scelti dall’artista e attribuiti ad ogni personaggio sono estremamente intuitivi, ma nello stesso tempo, messi in questo preciso contesto, compongono un ritratto perfetto. L’equilibrio tra la conoscenza e l’immaginazione trova in questi disegni un quadro completo ed affascinante.
Avete indovinato i personaggi? “To be or no to be, that is the question” è la domanda più famosa al mondo che da anni ci pone Shakespeare. E poi abbiamo il capello a falda larga che ci guarda attentamente, la famosa sigaretta al posto del naso e l’affascinante orecchino a forma della borsetta. Si, è lei, Audrey Hepburn direttamente dal film “Breakfast at Tiffany’s”. E quei due? Rappresentati con inconfondibile cravatta e abbondanza dei capelli afroamericani, sono John Travolta e Samuel L.Jackson, i protagonisti del famoso film “Pulp Fiction”.
E questa musica? Sentite anche voi la voce rauca di Curt Cobain che canta “Smells like teen Spirit”? Riconoscete la caratteristica chitarra che forma la barba del cantante? Ragazzi attenzione che la mela di Albert Einstein sta per cadere! E infine vi lascio un ultimo ritratto: i lineamenti del viso e gli attributi scelti dall’artista non possono confondere. Avete qualche dubbio?
POSITIVO E NEGATIVO – DOVE SI NASCONDE QUALCOSA DI STRAORDINARIO?
L’artista ritiene che il lavoro di designer svolge un ruolo sociale e lui stesso lo dimostra creando i disegni per accompagnare numerosi articoli che toccano diverse problematiche. Le sue origini, l’incontro prematuro con la guerra, l’esperienza acquisita vivendo in un paese straniero, gli hanno insegnato a guardare con accuratezza e ad ascoltare le storie raccontate da ogni persona o situazione che la vita gli mette di fronte. Per Noma Bar tutto ciò è diventato una fonte di continua ispirazione che guida la sua mano nei disegni. L’obiettivo del suo lavoro è rappresentare qualcosa di straordinario dietro un’apparenza ordinaria. Ma di quel “qualcosa” ci accorgiamo solamente dopo aver contemplato e conosciuto la storia. L’artista non ci lascia soli: ci regala un’illustrazione decisamente semplice, priva di abbellimenti o effetti speciali. Utilizzando il metodo positivo-negativo, ci chiede di trovare anche gli elementi non disegnati che appaiono in secondo tempo. Tutto per farci capire e per sottolineare il vero problema che ha bisogno di una soluzione. E quale sono le problematiche di cui ci narra? Sono tantissime: sociali, politiche, economiche, religiose, ecologiche…Insomma: la vita di tutti i giorni. Ma ciò che veramente sorprende è il fatto che le sue illustrazioni non ci lasciano indifferenti, perché dietro la modesta immagine si nasconde una grande sofferenza della nostra società:
“What looks like an ordinary illustration is out of the ordinary when you look again”
La maestria della sua mano e della sua mente, obbliga a sua volta gli spettatori a fermarsi, a guardare l’illustrazione un’altra volta e infine a leggerla da entrambi i lati: non fatevi sfuggire il messaggio! Personalmente, osservando i suoi lavori, sono pienamente d’accordo con Michael Bierut: “Noma Bar è un mago”! Contemporaneamente ammiro la sua bravura e rifletto sul problema della violenza domestica, dei cambiamenti climatici o della guerra.
E voi, siete pronti? Allora che lo spettacolo abbia inizio…
*Tutte le immagini:
Noma Bar, Bittersweet, Thames&Hudson Ltd, London, 2017.